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BURRI

ALBERTO

Alberto Burri è nato a Città di Castello nel 1915.

Dopo un percorso di studi in medicina, nel 1940 si arruola nell’esercito italiano. Nel 1943 viene fatto prigioniero ed internato negli Stati Uniti nel campo di Hereford in Texas. Liberato alla fine della seconda guerra mondiale, decide di vivere a Roma abbandonando la medicina per dedicarsi alla pittura; attraverso dei collages barocchi di materiali grezzi l’artista esprime immediatamente le tensioni del dopoguerra.

Burri elabora le sue metafore attraverso l’impiego di materiali alternativi, cuce le tele di sacchi e strofinacci che marca con profonde cicatrici e macchie rosse. Burri inoltre fa uso di materiali come il metallo, il legno, la plastica bruciata (serie “Combustioni” nel 1956, “Ferri” o “Plastiche” nel 1959, etc.). Sperimenta diversi materiali poco comuni come la calce, il catrame o la tela di juta.

 

Nel 1950 partecipa alla fondazione del gruppo Origine a Roma, che promulga una “visione antidecorativa” dell’arte. Sostenitore dell’arte informale e materica, negli anni 80 Burri si dedica a nuove serie: “Cellotex” o “Resine”, e parallelamente crea un importante lavoro grafico composto da incisioni e litografie.

Nel 1985 realizza un’opera che ad oggi viene considerata uno dei più importanti esempi di Land Art, deponendo un lenzuolo di calce bianco sulle rovine di Gibellina Vecchia, una città siciliana distrutta dal terremoto del 1968. Realizzerà successivamente sculture monumentali in acciaio verniciato. L’opera di Burri, in particolare la sua riflessione “sull’estetica dello scarto”, influenzerà gli artisti del movimento dell’Arte Povera.

Alberto Burri muore in Francia nel 1995.

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