GALLOTTI
ANDREA
Nato a Monza il 25 aprile 1993, Andrea Gallotti si appassiona al disegno sin da piccolo e questo lo porta negli anni a voler comprendere sempre più a fondo il mondo dell'arte.
Nel suo percorso di studi si è scontrato con il metodo classico di fare ed insegnare la pittura e, non trovandolo stimolante, ha preferito una visione più aperta e flessibile, più attuale e vicina all'arte ed alle problematiche odierne.
Terminati gli studi liceali ha frequentato l'accademia di belle arti di Brera Milano dove ha avuto un approccio libero verso l'arte passata e contemporanea.
Il desiderio di conoscere le varietà di linguaggi artistici lo ha poi portato nel tempo a viaggiare in prima persona per incontrare e rapportarsi in modo diretto con artisti in Italia ed all'estero: questo gli ha consentito di rapportare la teoria dei libri alla pratica del suo lavoro e quello altrui emancipando e definendo il suo stile e pensiero.
POETICA
La ripetizione di un gesto ne svaluta l'importanza? Come percepiamo le ripetizioni? Queste sono alcune delle domande che hanno mosso Gallotti per la realizzazione dei suoi lavori. Ogni gesto, azione, segno e tratto è alla ricerca della mera copia di quello a lui precedente; un gesto semplice, che fa della sua semplicità un ottimo esempio di quanto sia importante questa ricerca. Nella ripetizione sono presenti sempre delle variabili, calcolabili e non, che determinano il risultato finale del gesto, che quindi risulta in ultima istanza unico.
In ogni lavoro le singole ripetizioni collaborano tra di loro creando composizioni dove ogni traccia ha il suo spazio e dialoga con le altre, sia quelle che compongono la “base” sia quelle più in "superficie". La percezione del tratto, e di quello che esso può rappresentare, è fondamentale per potersi rapportare al lavoro e al pensiero di Gallotti.
Siamo in una società dinamica, veloce e satura di stimoli e questo comporta una nostra fatica nel leggerli e nel comprenderli. Una volta affaticati, siamo portarti a ridurre tutto ciò che non è totalmente diverso da quello appena visto come "uguale" e quindi a non dargli il giusto peso credendo che non sia meritevole della nostra attenzione.
Questo porta inesorabilmente al non porre la nostra attenzione ai dettagli e declassiamo come "routine negativa" ogni nostra azione ripetitiva. È corretto dare invece il giusto peso ad ogni azione anche se "ripetuta" che compiamo nel nostro quotidiano, poiché ogni azione è e resta unica, non deve essere generalizzata e di conseguenza sminuita ma bensì apprezzata per la sua unicità.
In questo senso Gallotti trova che nella ripetizione di un singolo ed unico gesto, quasi simbolico, si possa sempre ritrovare qualcosa di nuovo e di grande valore, fornendo a chi osserva i lavori una riflessione per poter rivalutare le proprie quotidianità in un'ottica positiva.